Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979
proliferano nuovi poeti. La vita trema nell'ansia di mu tare pelle. («Ma dov'eri tu, mentre i poeti leggevano a Castel P., mentre venivano inondati di minestre, mentrè ve nivano defenestrati, tacitati dal grido corale «scemi», mi chiede il vecchio corvo sceso dallo schermo in pla tea. Ebbene sì, lo confesso; ero a Como, dove ho par tecipato alla festa di nozze di Angelo e Rossella Mau geri. Gli amici poeti Enzo di Mauro, Giancarlo Pontig gia, Ermanno Krumm, Klobas, io e altri di cui non mi viene il nome - ma ricordo i loro testi - come regalo di nozze desiderato abbiamo scritto e letto poesie dedi cate · alla giovane coppia. Abbiamo mangiato e bevuto ottimamente, ballato; fa moglie di Klobas ha esibito la sua voce inimitabile, cantando). La «prosopopea» e l'entusiasmo possono fare sor ridere quelli che, giudiziosi e distaccati, considerano la poesia solo nella prospettiva, «oggettiva», di merce che va poco. Ma la voce, i corpi che la scrivono, dicono, non sono più disponibili a giochi graziosamente funebri. Una ondata incredibile di versi sta per rovesciarsi sulle orec chie indifese. Né basterà l'ironia a voltare pagina. L'in comunicabilità diventerà un alibi senza peso. E chi vuole comunicare scrivendo poesia? Una terdbile buona salute metterà in crisi le patologie del riflusso. E' giunta l'epoca dell'esagerazione. La circospezione e la timi dezza lasciamola a chi ha torto. Una volta · scrissi «... e dallo specchio scendono g/iovani senza denaro vor ranno da me/la mia bocca la mia voce perché io dica/ per tutti che è finita la macabra sto/ria degli usurpa tori dell'eden mi dico/no che è venuta la loro ora di cherubi/ni...». Ma i «cherubini» domani sapranno fare ciò che forse nemmeno tu sapresti fare, mio let tore «ideale», - mon semblable -, :inon frère. Tomaso Kemeny 173
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