Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

è una costante trasformazione - «il soggetto è ora in un punto ora in un altro» - sul registro di un eterno percorrimento: «L'uomo è una pluralità di forze che sono ordinate secondo gerarchia... Il concetto « indivi­ duum » èJ falso. Questi esseri non esistono affatto iso­ latamente: il centro di gravità è qualcosa di mute­ vole...» (Fr. post. 1885, n. 34 (123), vol. VII, tomo III). Nietzsche ne fa esperienza, un'esperienza abissale, nella rivelazione dell'eterno ritorno, visione della propria al­ terità che porta necessariamente alla realizzazione di tutte le identità possibili. Scrive Klossowski: «Non solo apprendo che io (Nietzsche) mi trovo rivenuto all'istante cruciale in cui culmina l'eternità del cerchio, nel mo­ mento stesso in cui la verità del ritorno necessario mi è rivelata; ma apprendo contemporaneamente che ero altro da ciò che sono ora, per averla dimenticata, dun­ que che sono diventato altro apprendendola; cambierò e dimenticherò una volta ancora che cambierò necessa­ riamente per un'eternità - fino a che non riapprenderò di nuovo questa rivelazione?» (6). L'evento della pro­ pria alterità si fonda sull'oblio, quella «facoltà attiva» che sola ci permette di sospendere il passato per agire nel presente, ma che reciprocamente, nella totalità di un istante, concede l'assunzione di tutto il passato nella dimenticanza del presente hic et nunc, ciò che Klos­ sowski chiama la funzione di «sous-venir» dell'oblio 7 • Colli rileva che pr,esso i Greci «il futuro è già tutto nel passato ed il tempo riguarda solo l'ordine di mani: festazione», ma questo legame 'della necessità ' è rotto dal caso, e ciò nonostante sorgerà l'accadimento che esprime quel passato, proprio attraverso l'alternanza di caso e necessità» 8 • L'eterno ritorno, la mancanza di scopo, si annuncia come la rottura dell'irreversibile una volta per tutte, poiché in esso inizio e fine si confondono costante­ mente. Spiega Nietzsche: «L'essere più tracotante ri- 164

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