Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979
mistificazione appartiene all'essenza della vita. Infatti, persa l'energia del c:t1eare, caduto il desiderio di rein terpretare in nome della Verità, ecco rivelarsi l'uomo nichilista, quell'uomo incapace di produrre «immagini fittizie». «... Che qualcosa sia ritenuto vero . è necessa rio; non che qualcosa sia vero » (Fr. post. 1887, n. 9 (38), vol. VIII, tomo II). Se la verità è «da creare», se essa «dà il nome ad un processò, anzi ad una volontà di soggiogamento, che di per sé non ha mai fine», si tratterà allora di «introdurre la verità, come un processus in infinitum, un attivo determinare, non un prendere coscienza di qualcosa «che» sia «in sé» fisso e determinato. E' una parola per la «volontà di potenza» (Fr. post. 1887, n. 9 (91), vol. VIII, tomo II). Illusorietà, assurdità, apparenza, che nel periodo il luministico contrassegnavano la sfera dell'arte in quanto riduttiva rispetto all'universo della conoscenza, ap paiono, nell'ultima fase del pensiero niciano, come ciò che più s'accosta al .fondo della vita. E' tramite i suoi processi convenzionali che l'arte può «dominare il caos c�e si è, costringere il proprio caos a diventare forma» (Fr. post. 1888, n. 14 (61), vol. VIII, tomo III). Infatti la convenzione è «la condizione della grande arte, non ne è l'ostacolo...», perché attraverso la propria semi otica essa restituisce l'intensità dei segni impulsionali che l'hanno prodotta: «lo stato estetico ha una sovrab bondanza di mezzi di comunicazione, insieme con una estrema ricettività agli stimoli e ai segni. E' il culmine della comunicatività e della traducibilità fra esseri vi venti - è la fonte delle lingue» (Fr. post. 1888, n. 14 (119), vol. VIII, tomo III). Prodotto essa stessa dal l'ebbrezza, l'opera d'arte ha per effetto la riproduzione dell'eccitamento creativo, dunque la sovrabbondanza vi tale, permettendoci di cogliere il distinto laddove soli tamente viene persa ogni distinzione mediante la bru- 162
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