Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979
Ciò che emerge dalle minuziose analisi del cogito, del libero e non libero volére, della causalità, è l'uni verso di questi impulsi che agitano l'individuo e i cui prodotti coscienti non sono che la coda di cometa del l'evento. «L'intelletto è evidentemente solo uno stru mento, ma nelle mani di chi? Senza dubbio degli af fetti; e questi sono una pluralità dietro la quale non è necessario porre un'unità: basta concepirla come una reggenza.» (Fr. post. 1885, n. 40 (38), vol. VII, tomo III). Come rileva Klossowski, Nietzsche sembra usare i termini di conscio e inconscio per . convenzione psico logica: ciò che gli preme invece mettere in luce è «la discontinuità di mutismo e dichiarazione » 3 del suppo situm, secondo un sistema di fluttuazioni designanti. Ma questo suppositum ché si erge a portatore dell'in terpretazione di sé e del mondo simula colui che vera mente interpreta. Nietzsche dichiara: « Chi interpreta? I nostri affetti» (Fr. post. 1885/6, n. 2 (190), vol. VIII, tomo 1), e altrove domanda: «E' infine necessario mettere ancora l'interprete dietro l'interpretazione?» e aggiunge: «No, proprio i fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni, il «soggetto » non è niente di dato. » (Fr. post. 1886/7, n. 7 (60), vol. VIII, tomo 1). Ma l'in tensità degli impulsi si tramuta nell'intenzione della designazione e da essa deborda negli intervalli dei sogni. E' anche in questo senso che Nietzsche può stabilire una lettura «sintomale e genealogica» 4 a partire dalla designazione, poiché se «tutte le nozioni in cui si con densa semioticamente un intero processo si sottraggono àlla definizione» (GM, diss. 11, 13), da ciò possiamo sviluppare una metodologia di lettura che lasci irrag giare quella pluralità di livelli interpretativi conden sati nella sintesi di �ignificati di cui il concetto è por tatore. Cade così l'interesse intorno alle origini: « Con la piena cognizione dell'origine aumenta l'insignificanza dell'origine» (M. af. 44). La scrittura diventa luogo di 160
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