Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979
scompigliarla tutta pel solo fatto che ce ne viene in mente un'altra più spiritosa». Risposta il cui grigiore è volutamente affermato come tale; così nel Nipote di Rameau Diderot philosophe rappresenta se stesso gri gio in confronto allo spiritoso parassita che gli balla e canta intorno. Sia il nipote di Rameau che Raffaele su un certo piano « vincono», hanno « ragione». More e il philosophe contrappongono « solo» una mor_i :l.le piena di impotenza e contraddizioni; come Voltaire, quando attacca Pascal e, sul piano fogico, ne }ascia trasparire le « ragioni», e contrappone solo una capar bia volontà di valorizzare il mondo. Le ragioni di Raf faele sono tante: c'è, sì, l'esibizione del suo carattere di rude uomo di mare che non sopporta cammini obliqui, e la contraddizione di quando, affermando l'inutilità dei suoi consigli, racconta però che il cardinale Mor ton, « sostegno dello Stato», l'ha ascoltato con grande attenzione. Ma ci sono ragioni più importanti: è inu tile trascegliere qualche elemento di Utopia per appli carlo all'Europa, perché in Utopia tutto funziona pro prio perché vi è abolita e dimenticata la proprietà pri vata; ciò è detto esplicitamente e risulta chiaro dalla costruzione del modello; e alla fine del libro More-au tore lo fa ammettere chiaramente a More-dialogante: il comunisi;no è tutto il fondamento di Utopia. E nello stesso discorso More fa dire a se stesso che al comuni smo non c'è neppure da pensarci, ma tanti altri inse gnamenti si possono trascegliere. E perché il comuni·smo no? Perché la pubblica opinione crede che il co munismo tolga « ogni nobiltà, ogni magnificenza e splen dore e maestà », che formano « la bellezza e l'orna mento dello Stato». Opinione solidissima nella storia, ma completamente distrutta, è superfluo dirlo, nel Libellus. 150
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