Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

turale serva a liberarci dalla ristrettezza delle intenzioni e della coscienza di un autore; dove invece abbastanza ovviamente succede che è dalla nostra ristrettezza che ci liberiamo, con tutte quelle analisi che ci impedi­ scono di filtrare, attraverso pochi dati storici e la no­ stm intelligenza, quel che «permettiamo» all'autore di avere intenzione di dire. Alla fine il discorso sulle in­ tenzioni e la consapevolezza dell'autore va ripreso; a · meno che non si voglia ricadere insensibilmente nella presunzione del postero che s'illude di risucchiare ogni coscienza nella propria e sussume il dato e lo invera. Con lo strano gioco per cui il vanto di sapere com'è finita rende meno acuta la coscienza dell'ignoranza su come finirà. Un esempio: l'effetto di cattivo hegelismo che dà la Storia della follia di Foucault; Michel sem­ bra avere coscienza per tutti; una cattiva lettura, ma resa probabile proprio dall'assenza di soggetti indivi­ duali che impediscano l'impressione di superamento facile del passato. Altro esempio: la reazione a Gol­ dmann, che nel Dio Nascosto si mostra disponibile a trovare ovunque pensiero tragico: «ma così tutti di­ ventano tragici! E allora perché non Hegel, Cartesio, Voltaire?»; appunto: è questa l'ipotesi da seguire, e st; non la si segue è perché non si ha voglia, dopo aver trovato tutti tragicamente complessi, di ritrovarsi senza alcun padre idiota sulle cui spalle salire tranquillamente. 4. L'illuminismo ha un sogno che lo sdoppia, o una utopia che lo costringa al tragico? Il sogno è, in qualsiasi cultura che lo prenda sul serio, il momento · della negazione della semplicità del reale e del percepire. Nel sogno - sia per chi vi legge il futuro, sia per l'analista - la percezione si mostra nella sua evidente necessità di interpretazione. Si in­ terrompe il tralasciare significati ulteriori tipico della sveglia, il quotidiano trascurare enigmi che ci permette 144

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