Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

diati, suggerendo quindi l'idea di una continuità, anzi­ ché di una frattura, fra la simbolizzazione onnipotente del processo primario e la simbolizzazione linguistica del processo secondario. Sull'altro versante, alla concezione di Cassirer è avvicinabile l'utilizzazione lacaniana dell'ordine simbo­ lico in quanto semiosico, ed è ordine in quanto corre­ lazione di funtivi, e dunque codice. La pluralità di accezioni dei termini «simbolo» e «simbolizzazione» ha condotto spesso a confusioni e ad accostamenti avventati, il cui esame ci porterebbe ora molto lontano. Assumiamo, per quanto riguarda il nostro discorso sull'elaborazione secondaria, la simbo­ lizzazione nel senso utilizzato da Cassirer, e consideria­ mo, in via di ipotesi provvisoria, la simbolizzazione freu­ diana come un caso particolare di quella, concernente il processo primario, tralasciando per ora le eventuali riserve che questa ipotesi può suscitare. Le forme simboliche, afferenti alle concettualizza­ zioni spazio-temporali, di quantità, alle correlazioni cau­ sali, ecc., ci riconducono necessariamente alla attività del soggetto, che riceve il dato e costituisce, intenziona fa rappresentazione strutturando · l'esperienza. Traspo­ sto nei termini di uno schema comunicativo, ciò può riformularsi dicendo che il ricevente decodifica il se­ gnale e ristruttura il messaggio, operando con ciò una attribuzione di senso al segnale, attrihuzione conseguen­ te ad una scelta di codice e ad una decisione sul livello semiologico del messaggio, e cioè sulla sua o sulle sue isotopie. Una prima obiezione a questa formulazione è che da essa è lasciata completamente fuori la figura del- 1'emittente e delle sue scelte, che costituiscono soli­ tamente la condizione delle scelte del ricevente, almeno in tutti i casi in cui la comunicazione può dirsi riu­ scita. Ma a questa obiezione dobbiamo rispondere che 113

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