Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

Charcot non possiamo sottrarci all'impressione di essere di fronte a una nuova porta, visto che parlavamo di vie di accesso alla lettera di Freud, una porta che ci con­ duce dentro i problemi del rapporto fra psicoanalisi e scienza, come già le osservazioni sui « tipi di visione» e sul « vedere» di Charcot. Una porta tanto più rive­ latrice in quanto prossima al primo nascere della psi­ coanalisi. Leggiamo: « In realtà già il medioevo aveva optato per questa soluzione spiegando la causa dei fenomeni isterici con la possessione da parte de demonio; sareb­ be bastato dunque sostituire la terminologia religiosa di quell'epoca oscura e superstiziosa con quella scien­ tifica dell'epoca attuale» (O.C. 2, p. 113). Due paginè più oltre ritorna la stessa osservazione « ... una teoria della nevrosi che, una volta sostituito il " demonio " del­ la fantasia ecclesiastica con una formula psicologica, coincide perfettamente con la concezione medioevale». Scrivendo queste righe Freud sembra voler sottoli­ neare, in un momento di ricerca e di indagine dove la psicoanalisi era ancora in fieri, che la sua teoria delle nevrosi doveva di più, o almeno era più prossima, alle .antiche credenze che non all'organicismo della scienza. Sappiamo però d'altra parte quanto Freud fosse soli­ damente ancorato alle metodplogie scientifiche mutuate anche da ailllji di lavoro sperimentale come neuro­ logo. Se anzi aveva lasciata 1a solidità di questa scienza fu per l'impossibilità di garantirsi un reddito che gli consentisse anche il matrimonio. Passando alla pratica terapeutica è indubbio che Freud vi trasportò l'esigenza di rigore che gli veniva dal laboratorio. Lo stesso Progetto di una psicologia - come vedremo - sta a testimoniare tale mediazione. Ciò non im­ pedisce che la sua teoria delle nevrosi sem.bri, per es­ sere innovativa, tuffarsi proprio nel passato. Almeno nel senso in cui una ripetizione comporta una deformazione 11

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