Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

tando le proprie posizioni riguardo alle questioni che seguono: (i) Il sogno va considerato come fatto di se­ miosi, come evento ' volontariamente ' (volontà incon­ scia) comunicativo? Se sì, si tratta di approntare, dopo una sintassi e una semantica onirica, anche una prag­ matica del sogno. Se no, esso si trasforma in sintomo, e allora va riconsegnato alla semeiotica medica. (ii) Lo 'specifico ' onirico è l'immagine alluci­ natoria? Se sì, bisogna valutare cosa si perde (di psico­ logicamente rilevante) nel passaggio dal sogno manifesto al sogno verbalizzato/trascritto. Se no (se si dice, ad es., che lo specifico onirico è un certo tipo di tono emotivo), si chiarisca il rapporto intercorrente fra la caratteristica prescelta e il carattere iconico del sogno nonché, ancora, il passaggio dal sogno percepito alla sua narrazione. (iii) Il contro-tranfert, ossia la proiezione - da parte dell'analista - delle proprie pulsioni inconscie sulla figura del paziente, ha un ruolo nell'interpretazione dei sogni? Se sì, va visto fino a che punto questo non pregiudichi definitivamente la comprensione del testo, la cui visione sarà continuamente deformata da quel simulacro di testo su cui si sposta l'attenzione (incon­ scia) dell'analista: Se no, ci si dica com'è possibile accorgersene 6 • (iv) :Interpretare il sogno significa spiegarlo? Se sì, allora lo schema esplicativo che viene utilizzato deve valere pure come schema predittivo, giacché i modelli postvisionali corretti ( = da leggi generali e da condi­ zioni empiriche si inferisce l'explanandum) valgono an­ che per la previsione 7 • Se no, si chiarisca in che cosa una spiegazione del sogno - differisce dalla sua interpre­ tazione e perché la psicoanalisi preferisce questa a quella. 106

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