Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979

criterio di intuizione (aldilà di quella puramente percettiva) come fondamento della razionalità, è da rintracciare la neces­ sità del ricorso all'autonomia del sistema, la nozione che per­ mette di conciliare necessità e contingenza; la presupposizione del sistema permette cioè quella « riforma dell'intelletto» che separa il reale dal razionale, salva veritate. 8 E' interessante che Lacan, « integrando» Saussure con Freud, utilizzi non signification ma signifiable per esprimere qualcosa di analogo: « •.. le signifiant a fonction active dans la détermination des effets où le signifiable apparait comme subissant sa marque, en devenant par cette passion le signifié » (Es 688) (corsivo mio). Ancora: « [le phallus] ne peut jouer son r61e que voilé, c'.est-à-dire comme signe lui-méme de la latence dont est frappé tout signifiable, dès lors qu'il est élevé (auf­ gehoben) à la fonction de signifiant ». Con signifiable Lacan intenderebbe quindi qualcosa di analogo alla sostanza di Hjelm­ slev; o anche, come l'insieme phonation-signification, fatti di parole e non di langue (cfr. De Mauro 1967, 440-42). 9 Gli studiosi di Saussure si sono interrogati sulle even­ tuali relazioni tra Saussure e Walras (Koerner 1973, 67-71) data la vicinanza tra Ginevra e Losanna. Nessuno però, nemmeno Godei (SM 235), ha preso in considerazione la possibile influenza su Saussure della problematica del value nell'economia classica. 10 Aristotele gioca spesso il doppio significato di àpxTJ, ,, prin­ cipio » e « comando». 11 Sulla doppia qualità, « fobica » e « feticistica », dell'og­ getto, vd. l'interessante studio « Fétichisation d'un objet pho­ bique» (Scilicet 1968 b), secondo un approccio lacaniano. Vedere anche la voce « Objet» in Laplanche e Pontalis (1967). 12 Riassumo qui, in modo estremamente schematico, alcune delle conclusioni della mia tesi di dottorato, diretta dal Prof. J. Laplanche, sulla concezione freudiana della malinconia, tutto­ ra inedita. 13 Accolgo qui, almeno in parte, la proposta di P. D'Oriano (come nel suo saggio pubblicato in questo stesso numero): la teoria saussuriana della langue è olistica, nel senso in cui il termine è usato in epistemologia delle scienze sociali (Popper 1957; Nagel 1961; Dray 1967). La ,langue è un h6lon, un tutto, in quanto è completa solo nella massa parlante. Questo, tra l'altro, rende la langue saussuriana intrinsecamente indescrivibile, in quanto la massa parlante è illimitata, puramente virtuale, sia · nello spazio che nel tempo. Alla base del cosiddetto « indivi­ dualismo» sociologico (opposto ali'« olismo» metodologico), an­ che nella sua accezione ontologica, c'è l'idea che ogni fatto so­ ciale si riduce, in ultima istanza, a processi elementari, ato­ mistici, tra individui (considerati come fasci di atteggiamenti e impulsi). Ma questa « ontologia» è il riflesso di una metodo- 83

RkJQdWJsaXNoZXIy