Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979

punto di vista del linguista è, ora lo sappiamo, olistico. Il che comporta che ciò che la teoria può conoscere non è - per la definizione del tutto che le si confà - il langage, Ja totalità-materia. La quale può almeno essere inv-estigata da a:ltl'e discipline. L'argomento (3) assicura che «noi non ,abbiamo coscienza» (74) delle «leggi della -langue», cioè della langue: questa è «la norma dei fatti di langage» (25). Ciò che :rende intelle­ gibile, razionale, identificab i le per ila teoria, un qual­ sfasi atto di parole è infatti che esso è - .si diTebbe: senza ragione: ,senza un sapere del locutore sulla langue - conforme a una legalità, alla sua propria ragione. Della langue-ragione, ovvero della 1angue-norma, «i sog­ getti» non sono consci. «In larga ,misura», aggiunge il passo. Difatti: il parilante ha anche «coscienza»: ma si tratta della «capacità positivamente verificabile di produrre sintagmi secondo moduli analogici dati» 7, cioè di produrre-un'«esecuzione», 30, cf. 36-atti di parole. L'esecuzione . è a ,suo modo una -riflessione: il locutore, specificamente, propone varianti (cf. 38). Ma, a propria­ mente parlare, « ,I.a rif:ilessione non interviene mai nella pratica di un idioma» (106, sm.). Non solo il locutorre «è genernlmente soddisfatto della lingua che ha rice­ vuto» (sp.) quando esegue un atto di parole, con delle varianti, ecc. Inoltre, ed è ciò che conta, «come» (106, cit.) potrebbe modifical'e (fa ,langue del-) la sua lingua o idioma? Egli .la mette in «pratica, «l'esecuzione» di una parole è ,difatti un esel'Cizio ·di langue. Infine: Saus­ sure allude ancora a una coscienza del padante nel caso della «analisi soggettiva» (251) che costui - e si tratta allo:ra di una variante appena run po' speciosa della funzione metalinguistica esposta da Jakobson - può occasionalmente compiere del fenomeno linguistico. Ma questo sapere, cel'cherò di mostrarlÒ, è relativo e interno alla stessa «pratica» che gli compete. 48

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