Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979

di questi testi rassicura sulla realtà di quel «tocco di Mida»). La citazione barthesiana riferita appena più su si trova in un interv e nto compreso nel verbale del già ricor,dato colloquio e pubblicato nella collezione 10/18 di Chri­ stian Bourgois (Prétexte: Roland Barthes). Che è, ad libitum o secondo vaT:iazioni prospettiche, tanto un giardino dei suppLizi quanto un orto delle Esperidi: vi si può spig o laire parecchio. Natumlmente il cont 1 ri­ buto in proprio di Barthes è H pivot che accentra la curiosità del letto11e. Barthes vi disegna (o ridisegna: un accenno, in corsa, c'è anche nelle ultime pagine di Sollers écrivain) la nozione di image e ,il suo rifiuto. L'image, les images sono àl prodotto del funzionamento del sist e ma 1inguistiico che si affanna a fissare, a indu.riire, a dorare ogni oggetto. E difatti l'image est une frite (che sarebbe, - peraltro, già l'immagine dell'imma­ gine!). Speditivamente, teste Bar-thes, l'immagine è « ciò che io credo che l'altro pensi di me». Nell'istante in cui qualche cosa - un moto, un pensiero, un atteggia­ mento, una parola - coagula «prende», s'istituisce l'immagine. Sarrà casuale che il linguaggio, nel desori­ ve11e questo suo abuso o deformazione ineviitabile, faccia ricorso al lessico di cucina? «La crema s-i è rappresa»: delirio gastronomico, contiguità con una fase orrale? L'immagine-frittura sembra preS1Uppo11re addirriittura una «cucina dell'Altro». Non è però su questo tratto - che sorpassa del resto la mera techne letteraria per investire il soggetto stesso della scrittura - che vorrei richiamar-e l'atten­ zione, piuttosto su un · altro, che qui viene proposto in certo senso occasionalmente, quale anello della ca­ tena di -diJSco11so. Come spesso accade in Ba11thes, .i suoi luoghi più forti ossiia stimolanti sono i più lontani dal oentro, quelli collocati alla periferia, quasi erratici, i suoi parerga si direbbe. Con quel suo prooedimento 204

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