Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979

glianza ha in tal caso un qualche senso) in quanto lo sviluppo del messaggio comporta una similitudine gra­ zie a cui la scrittura incisa da Tristano trova la propria figurazione privilegiata nel caprifoglio, avvinghiato al nocciolo come il nome di Tristram a quello della re­ gina, per poter meglio sopravvivere: D 'euls deus fu il tut autresi Cume del chievrefeil estoit Ki a la codre se perneit: Quant il s' i est laciez et pris Et tut entur le fust s'est mis, Ensemble poent bien durer 25 • Si noti il radd op piamento fonico all'inizio del verso che, nella grafia dell'antico francese D'euls deus con­ serva Feco ripetuto, o quasi, del nome di Iseul (Isotta) e di Dio (in latino Deus), intrecciati nella figura della lettera ,divina significata dal triste «ramo». Si tratta appunto, in questo caso, di uno di quei lacci oscuri, di quella matrice dell'opera, che reca il proprio ·segno in «negativo», resistendo in ta1 modo alla chiosa senza l'intervento di un surplus de sen che sarebbe vano attendersi dall'obiettività sconfortante del filologo di stampo classico. Come abbiamo visto, il sen del poeta non permette in alcun modo che lo si confm�da con i,l sapere dei dotti. Ciò che dunque minaccia di morte l'eredità mediata dal maestro è la mimetica della sua dottrina, Ja chia­ rezza pedagogica di un apparato di ragioni, senza dub­ bio indispensabile, e che tuttavia rischia sempre di nascondere quel che ne costituisce .Ja molla segreta, la «figura di legame», come diceva Dante. Si tratta allora di imitare il nodo del maestro? Niente affatto. Per significare sia la riproduzione di un discorso, sia quella di un 1atto, sia l'atto di copiare un modello, 176

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