Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979
sanzionata daH'istainza teologica. Persino le dottrine del l'arte e della letteratura .trovavano la :lOTO ragion d'es-sere fondamentale nel •sapere ·teologico 3 • Ossessionatf dal mito di Babele, i chierici reputavano che la latinitas:: · avesse in certo modo restaurato ,l'idioma sacro e uni versale dell'Eden 4 • Pertanto, l'idea di auctoritas e di modello era indis solub:Hmente corn1essa al latino, lingua scritta, soggetta alla --regolamentazione grammaticale e retorica. Le lingue cosiddette «volgari», derivate dal latino ,.. realtà in movimento e non ancora istituzionalizzate, erano invece ,disprezzate dal clero in quanto non adatte· a trasmettere quel sapere reso stabile dall' auctoritas della tradizione. Le lingue romanze, divenute - e non a caso - lin gua del romanzo, non godevano di alcuna autorità_ Fondata sulla trasmissione «vocale», la letteratura ro manza, al pari della lingua volgare, era destinata agli" illitterati 5 , vale a dire a tutti coloro che non sapevan o • né leggere né scrivere, ma erano in grado soltanto di' recepire ascoltandole nella lingua madre tali dev:iazionf rispetto al modello. E' proprio a partire da queste poche considerazioni,estremamente succinte, e tenendo sempre presente sull o · sfondo -la sovranità del latino, in quanto lingua del-- 1' auctoritas, lingua del P , adre, detentore del sapere, ch e · sarebbe opportuno analizzare più da vicino, per contra sto, il concetto di lingua madre riservato �le lingue romanze il cui statuto poetico viene a quell'epoca in - · staurato in Ocddente dai trovatori. A l lorché Dante, contro il latino dei dotti, prenderà. le difese del «Volgare IUustre» 6 , farà innanzi tutta , appello ai modelli provenziali, fra i quali Arnaud Da- niel meriterà di venir chiamato, nel Purgatorio, il «mi-glior fabbro del parlar materno» 7 • Senza dubbio, Dante, scrivendo in lingua volgare il' 170
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