Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979

velo che in parte... ». E a questo spazio bianco s'ag­ giunge al momento opportuno un bianco di stampa, quello lasciato ,dal capitolo III, censurato dàl tipografo. L'assassinio della memoria è anche quel famoso vuoto nel tempo, vuoto di parecchi miHenni - vera e propria « elusione » nel senso retorico del termine 15 - che il n110conto attraversa per passare sull'altro ver­ sante, il versante ,dove il discorso si disfa, e che cor­ risponde, nella realtà della ,storia della redazione delle Memorie, all'epoca in cui appunto Schreber esce dal suo mutismo catatonico, trova infine di che scrivere per prendere le •sue care note, per preparare fa sua difesa e allora le cose cambiano: quel che Schreber ci dice è la verità sulla parola, ossia che non si sa da che parte prenderla; egli dice che l'enunciazione, la pronuncia, ebbene, funzionàno da sole, e non c'è per nulla bisogno del resto, del lavoro preparatorio di di­ sposizione, delle costruzioni prodigiose o meno. A par­ tire dal momento in cui la voce è soffiata, . nOIIl è la memoria che ci afferra, bensì il suo vuoto. E non c'è gran ché da aggiungere... Inaugurando la sua retorica ail rovescio Schereber sapeva a cosa si impegnava. Lo ha detto a Flechsig, il suo medico, in una lettera aperta in testa all'opera. Il Hbro non comincerà veramente che dopo questa de­ dica a Paolo Emilio Flechsig. Questa lettera è in qual­ che modo l'ultima possibilità che Schreber si accorda · di non fare il viaggio di memoria. Egli dice: « Lei ha esercitato su di me un •impero, un'ipnosi, Lei ha su di me un pot-ere, mi dica che non sogno, mi dica che cose tali esistono, mi dica che è vero. Se Lei, che è uomo di scienza, mi dice che è vero, non avrò bisogno di fare, io, il viaggio di memoria. Gli ,dice: - Una sua parola, la supplico, che rLei dica una ,sola parola e tutta la mia storia sarà della scienza. Schreber lo •sa: se si inoltrerà nel suo dominio 164

RkJQdWJsaXNoZXIy