Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979
mento del discorso culmina al capito1o XVI con una struHura in filaccia: la parola polverizzata si _ allunga , smisuratamente o si sbriciola in fatici pezzetti, in pure locuzioni, in poveri giri di frase, in monchi ritornelli. Nello stesso tempo le grandi vi,sioni ,si sono rarefatte, poi assentate totalmente dall'opera; le forme, le figure; i visi disertano surrettiziamente i capitoli: è il falli mento delle apparenze. L'anima non tiene più che a un filo e presto · Si segnala solo con un continuo e im percettibile sibilo: ·1a parola diventa rumore di fondo, scricchioHo dello spazio. Per finire, non ,si potrebbe dire che tutta la prima parte dello << Schreber », dove sono esposte le premesse dell'Ordine dell'Universo, è uno , sforzo ultimo per ri prendere agli oratori. antichi , 1e tre prime « parti » della , retorica, che ci insegnavano, con l'invenzione, l'elocu zione e la disposizione, l'arte di comporre in anticipo il nostro discorso: si trovano gli argomenti, li si incol lano insieme e si mettono delle figure di stile per far vero. Poi, ci dicono i rétori, 1a memoria che viene in quarta pos,izione ,sarà, all'ora delle verità, quando pro nunceremo la nostra arringa, gua11diana di tutta que sta di,sposizione. Di fatto, quel che Schreber constata, è che questa famosa memoria, è guardiana di niente. E che tra queste tre « parti », questi tre compiti preparatori che l'oratore si impone e i, l momento in cui pronuncerà, dirà il ,suo discorso, ebbene non c'è per niente memo ria, c'è un vuoto. Un vuoto di memoria. E nella storia di Schreber, questo vuoto sarà appunto marcato da un assassinio, da un momento mitico che ha nome assas sinio d'anima. Quest'assassinio d'anima, che non è altro che l'assassinio della memoria, ha luogo tra il capitolo II e il capitolo IV, ed è uno ,spazio bianco. Nessuno sa cosa sia, Schreber stesso ignora di cosa si sia trattato: « Ci sono zone oscure sulle quali non posso levare il 163
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