Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979

nome del destinatario deHa sua dedica, il professor Flechsig, oade perché traversata da questo discorso, o piuttosto per il fatto che questo discorso è pronunciato, messo in azione. Tenterò di ,suggeT-iire che questo fallimento di una Retorica, trascinata nella sua caduta dal discorso che essa stessa ha condotto a costruire, a inventare, a di, sporre, a metteTe in figure, che questo fallimento non è altro che il fallimento del si,stema di memoria che sostiene l'opera dell'oratore. Perché dovunque c'è Dottrina, dove la verità non è lo scopo da .raggiU01gere, piuttosto il verosimile, l'accet­ tabile, il compromesso mgionevole, dovunque il sillo­ gismo diventa quel che si chiama un entimema, ossia un sillogismo tamponato che ha per premesse l'opi­ nione, dovunque si costruiscono dei discorsi per far vero o per far qualcosa che stia in piedi, Jà comincia appunto il dominio della Memoria, voglio dire il suo impero. Ma di che Memoria si tratta? 2. Ars memorativa Esfoteva presso gli antichi greci, un'arte invisibile oggi dimentkata e dalla quale la pratica dell'eloquenza era inseparabile. Voglio parlare dell'Arte della Memoria e conoscete certo H libro notevole che porta questo titolo, scritto da Frnnces Yates, pubblicato in Italia da Laterza nel 1974. Yates si propone di mostrare in Gior­ dano Bruno il continuatore ermetico della Mnemonica antica, quale secoli di glossa devota l'avevano trasmessa agli studiosi del Rinascimento. Ma i primi capitoli del libro ci introd . ucono alle fonti latine dell'arte della memoria, poiché di fatto, benché non si smetta di far risalive a epoche sempre più r-emote della grecità le 152

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