Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979
mitivo » del Diritto civile. Perché quando si ricorda, quando si raccoglie, quando ,si riferi, soe, quando rientra in se stesso, il Giudice ha a che fare, non con delle istruzioni per l'uso dettate dal Legislatore, ma con una processione di personaggi con tanto di nome proprio, oscuri episodici ricorrenti che un giorno hanno depo sto un ricorso che fu l'ooca:sione inspirata di una giu Tisprudenza esemplare. Il Giudice evoca queste persone, e ,l'Abate Bouchon, i coniugi Martin, la vedova Trom piePGravier sorgono nella memoria del magistrato per andare a circolare nelle architetture :ideologiche dello Stato liberale e nei loci fa t tizi delle costruzioni dottri nali - per f i ssare i grandi concetti di cui sono il nerbo, _ se mi permettete ,l'espressione. E certo, via via che questi grandi concetti - di servizio pubbHco, di pregiudizio, di responsabilità, di colpa o di rischio - si affermano, la signorina Blanco, la signora Saulze e L'Avenir d'Oyonnax perdono poco a poco la loro coscienza d'd!dentità per andare a fon de:risi, formati in fasci, nei gloriosi complessi fonda mentali, vestiboli dell'Ordine pubblico. E mentre si creano situazioni sempre più complesse e , s , empre meno previste, dei nuovi ricorrenti sono a loro volta ohiama:ti per nome alla nuova e celeste via del Diritto. Nel silenzio e vuoto lasciati dalla Legge, il Giudice ludione dunque si dimena: costrui, sce, elucubra, inter preta, disputa, presenta i fatti, obietta, refuta, in breve inventa, e si , sa c�e ,l'invenzione era il primo compito del rétore. Tale era Schreber: un rétore. La sua arringa, al tempo stesso Pro Marcello e de Oratore, si dispiega sugli archi di un'Arrte Oratoria che essa traspooita con sé nel suo movimento. La sua retorica, che secondo l'uso antico chiamerò la Retorica a Paolo-Emilio, dal 151
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