Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979
56 Cfr. Austin, How to do things with words [tr. it., Quando dire è fare, cit.]. 57 G. Lakoff, in Performative Antinomies (Foundations of Language, VIII, 1972), produce così una serie di corrispettivi del paradosso del Mentitore per gli atti di discorso diversi dall'af fermazione. Osserviamo che, nel trattato di Giovanni di Celaya (p. 268), si trova una discussione della proposizione « io ti pro metto che non manterrò nessuna promessa», la quale è l'equi valente per la promessa di ciò che è per l'affermazione la pro posizione « tutte le proposizioni sono false». 58 Alexandre Koyré riprende da Husserl il termine contro senso per designare i paradossi pragmatici: « Il contro-senso è un'affermazione o una proposizione in cui il contenuto contrad dice la forma» (Epiménide le Menteur, p. 9, nota 2; cfr. anche p. 11� 59 Di conseguenza, per trattare del paradosso del Mentitore, bisogna partire non dalle frasi ma dagli enunciati: « un enun ciato... è una frase-token piuttosto che una frase, e il suo signi ficato come frase-token comprende non solo il significato della frase, ma anche il significato contestuale... I tentativi di risol vere il paradosso del Mentitore sarebbero molto più brillanti se si prendessero in considerazione gli enunciati (le proposizio ni, le frasi-in-contesto) piuttosto che le frasi...; vale a dire se si tenesse conto del significato contestuale» (Newton Garver, The range of Truth and Falsity, in The paradox of the faar, p. 125). 60 -Per questa concezione della proposizione come evento discorsivo, la logica medioevale si fece il campione della tra dizione aristotelica: questa tradizione dopo il XIV secolo subì un declino che doveva durare fino alla nascita dellà «nuova analisi». Su questo punto, cfr. l'Appendice A di A.N. Prior, Time and Modality (Oxford 1975) e i commenti di S.E. Toulmin (The Uses of Argument, 2' ed., Cambridge 1964, p. 181) e J. Hintikka (Time and Necessity, Oxford 1973, pp. 63-65). Toulmin in parti colare formula un suggerimento interessante, col riferire il decli no della concezione evenemenziale della proposizione all'inven zione della stampa, permettendo questa di perpetuare, in realtà di «congelare», gli enunciati. 141
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