Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979
essa consiste nel mettere in questione, non queste né quella, ma ;J' applicazione di quella a queste. (a) Una proposizione èl vera sse ciò che significa corrisponde. (b) Ora la proposizione B ,significa che .Ja prnpo sizione B è falsa. (c) Dunque la proposizione B è vera sse La propo,sizione B è falsa. Que'Sto ragiionamerrto è · scorretto, · perché in (a) è questione del significato totale della proposizione, men tre - , in (b) si trntta non del signiHcato totale, ma d'una parte del significato totale. Se si cmarisoe il fatto che in (a) si tratta del significato totale, si ottiene: (a') Una proposii.zione è vern sse, qualunque cos 1a essa •significhi, cordsponde. Ma allora 1si può ottenere Ja conclusione paradossale (e) solo se noi ,sostituiamo (b) con (b'): (b') La proposizione B signif.ioa che la proposi- zione B è falsa, e non significa che questo. Ora precisamente, non s.i può sostituire (b) con (b'): se èl vero infatti che la proposizione B significa la sua propria falsità, è falso che essa significhi solo questo, poiché , significa anche, come tutte .Je proposizioni, la sua propria verità. 2.341 Il nerbo di questa soluzione, come 1 si vede, è fa tesi che ogni proposizione significa la propria verità. Si osserverà tuttavia _che, per risolvere il paradosso, c'è solo bisogno di una variante attenuata di questa tesi: basta dire che, non tutte le proposizioni, ma le proposizioni autofalsificatrici, significano la .loro pro pria v-erità, perché queste cessino ipso facto di costi tuire un problema: significando contemporaneamente due cose incompaitibili (e cioè .Ja propria verità e la pro p ria falsità), esse non possono essere che false. E' fa soluzione di Tommaso Bradwardine, il quale <limo- 126
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