Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979

Rigorosa versatilità Si tratta del discorso sulla letteratura. Bisogna abi­ tarne - i linguaggi: ed è possibile farilo a « diversi li­ velli». · La letteratlura rappresenta in sé la negazione del privilegio - per un sistema, per un linguaggio, per un gioco. Si costituisce e si riconosce in questa , nega­ zione - sembra pacifico, anche solo nell'uso del nome, qualunque sia il gioco che lo consente. Ma parlare sulla letteratura significa abitarne e praticarne i linguaggi - questo non è così pacifico, almeno quanto ai modi. Anche questo preliminar-e alla letteratura è un gioco (o una « conv,enzione»), in cui stiamo a pronunciare il nome: il punto, wittgensteiniano, è di impiegare e gio­ care il nome - nei linguaggi che diciamo letterari - secondo un ordine, che poi si misura e si giustifica coi ,suoi risultati. Proposizioni che « trattano della» lette­ ratura: vale anche per esse quanto lascia intendere la proposizione che « sembra parlare del colore [' rosso '], mentre dovrebbe dire qualche cosa sull'uso della pa­ rola ' rosso '» 35 • Se stiamo nei giochi o linguaggi che chiamiamo let­ teratura, e per i quali si dice che « '1a letteratura esi­ ste» e formiamo proposizioni che ne trattano, è per una rigorosa versatilità che vogliamo provare nell'uso (e nel nome) di alcune categorie. Non ci moviamo al livello in cui si dispone un progetto come quello di Siegfried J. Schmidt, che investe i giochi linguistici di Wittgenstein in una teoria generale dei giochi d'azione comunicativi 36 : evitiamo ogni riferimento di I 'etto (e sempre possibile) al discorso come agire linguistico al­ l'interno di « una situazione comunicativa e sociale» 37 • Consideriamo nome, descrizione e applicazione di aloune categorie della teoria letteraria esclusivamente nei foro ambiti di discorso: tentiamo solo runa nozione diversa della loro versatilità, congetturabile ora come attitu- 104

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