Il piccolo Hans - anno VI - n. 22 - aprile-giugno 1979

possibilità di dire hl gioco - ipuò essere inrteso come U[l momento o un'occorrenza nel rapipresentare la stessa possibi,lità di parlare dei fatti -linguistici, nel delucidare il carattere e la virtualità della stessa scienza lingui­ stica come linguaggio. Salvo che il linguaggio è tutto ciò che si può dire. La partita - come tutti i giochi e « schizzi paesistici» delle ricerche e qualunque gioco immaginabile e praticabile - va avanti, portando il problema del significato - vale a dire, in termini wit­ tgensteiniani, dell'uso e del risultato di ogni parola e di ogni linguaggio - non su un altro piano, ma al­ l'estremo grado di trasparenza: trasparenza del limite. Non ,si può parlare di una lingua: si può solo prati­ carla, parlarla. Qui viene meno il mertadiscoI1So del si­ stema e del ° valore: que1la linguistica della lingua che è un oggetto - ragione fondante e la stessa fortuna - del Cours. Con il nesso del segno con lo stato di fatto, su cui la stessa -scrittura (puramente linguistica) del Cours non era chiamata a dichiararsi, è venuta meno, nella Hngua trattata filosoficamente, la forma generale, la stessa possibilità della grammatica come disposizione e ripro­ duzione di un sistema, di un ·unico gioco, o - se si vuol ripetere il modulo della sincronia - come oggetto complesso e sistematico che « mette in gioco», volta per volta, · « valori coesistenti» in unico stato. « Ma quanti tipi di proposizioni ci sono? Per esempio: aS1serzione, domanda e ordine? .,- Di tali tipi ne esistono innumerevoli: innumerevoli tipi differenti d'impiego di tutto ciò che chiamiamo 'segni ' , 'parole ', 'proposizioni'. E que­ sta molteplicità non è qualcosa di fisso, di dato una volta per tutte; ma nuovi tipi di linguaggio, nuovi giochi lingui­ stici, come potremmo dire, sorgono e altri inveochiano e vengono dimenticati» 30• A questo « ,schizzo» non si adeguano la misura e la scansione - di stato di lingua, cambiamento esterno, 102

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