Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
no Ciro in particolare - vuole identificarsi. E, ciò che la nuova famiglia, quella del padre Dario, del fratello del padre Artabano, deve comprendere, la stirpe di Serse gli impone doveri sconosciuti a « uomini nuovi»: l'onta di Maratona doveva essere vendicata, a qualsiasi costo, pena una perdita della propria dignità regale: solo un cieco - da qui la minaccia del dio ad Artabano - po teva non vederlo. Si vuol dire, con questi ultimi rilievi, che il sogno di Serse appare molto più costruito dallo stesso Ero doto, di quanto non siano quelli di Astiage e di Cam bise, anche se egli si premuri di enunziare la sua fonte, di affermare che così « si narra dai Persiani». La vi sione attribuita a Serse rientra in quello che è stato definito il « persianeggiare» dello storico-scrittore. Solo perché impostogli da un dio Serse decide la guerra con tro i Greci: egli non ne è responsabile e il popolo esulta al momento in cui essa appare scongiurata. Ma Dario, che già contro i Greci si era mosso? Dario, per l'ap punto, non era della nobile stirpe di Ciro. Di contro ai « grandi» sogni attribuiti ai Persiani, quelli che Erodoto ci riferisce dei Greci, non soltanto sono assai meno numerosi, ma anche meno rilevanti: il già ricordato sogno di Ippia, quello della figlia di Po licrate, che prevedeva la crocifissione del tiranno di Samo (citato anche da Thomas Browne), quello di Ip parco, ove riappare il dio sotto forma di « un uomo di bell'aspetto», che gli predice sventura. Ai Greci, più che i sogni, parlano gli oracoli. Sarà ubbidendo alla Pizia Aristonice che gli Ateniesi si deci deranno ad abbandonare la città e a rifugiarsi « dietro il muro di legno», le navi. Concludeva, l'oracolo: « un giorno tu sarai ancora col nemico fronte a fronte. O divina Salamina, tu farai perire figli di donne, o quando si semina o quando si raccoglie il frutto di Demetra». Anche questa volta gli interpreti ufficiali di Atene 72
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