Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
bano e gli racconta dei sogni. Evidentemente è un dio che gli comanda la guerra: ma, se è così, e se Artabano indosserà gli abiti di Serse, si siederà sul suo trono, si porrà a dormire nel suo letto, anche a lui dovrebbe pre sentarsi la visione. Artabano fa osservare al re che la visione può non esser divina, oppure può esserlo: « Ma neppure questi fatti, figliolo, sono sicuramente di origine divina: i so gni che soglion venire agli uomini sono di natura tale quale ti insegnerò io, che sono di molto anni più vec chio di te. Sogliono venire soprattutto quali visioni in sogno quelle cose cui uno pensa durante il giorno, e noi in questi giorni passati ci siamo soprattutto inte ressati a questa spedizione». Se invece il sogno è dav vero di origine divina, è ingenuo pensare che il dio abbia bisogno del suo travestimento, di lui, Artabano: ad ogni modo ubbidirà al desiderio del re. E, puntualmente, la visione gli si presenta: « Tu dun quei sei colui che tenta di distogliere Serse dal compiere la spedizione contro la Grecia, perché ti curi di lui, na turalmente? Ma certo né per il futuro né per il presente tenterai impunemente di stornare quel che è necessario che avvenga. Quel che poi Serse dovrà soffrire se disub bidirà gli è già stato mostrato». « Questa minaccia par ve ad Artabano che la visione gli facesse, e che con un ferro rovente si apprestasse a bruciargli gli occhi». Ne concluse che la spedizione « è imposta dal dio». Si riaffaccia, anche in questo sogno, la ananche; ma si può anche osservare che tutta la visione è funzionale al latente desiderio del giovane Serse. Pone Artabano, con la proposta di assumere le sue vesti, il suo trono, il suo letto, di fronte alla richiesta di « mettersi nei suoi panni», di un sovrano, cioè, che si è sentito offeso dai Greci e non può perciò rinunziare alla ritorsione; di un giovane il cui padre non è di famiglia altrettanto nobile quanto quella materna, e che a quer,ta - il non- 71
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