Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

53 pp. 944-946 (pp. 163-166: « Per uno strano caso quello uomo l'aveva interresata fin dal giorno innanzi, perché proprio il giorno innanzi ella aveva sentito raccontare un episodio del viaggio di Montriveau, atto a provocare la più profonda impres­ sione sulla mobile immaginazione femminile. In un'escursione verso le sorgenti del Nilo il generale aveva avuto con una delle sue guide il più straordinario dibattito che si conosca negli annali dei viaggi. Doveva attraversare un deserto e poteva raggiungere sol­ tanto a piedi la località che desiderava esplorare. Una sola gui­ da era capace di condurlo. Mai prima d'allora un viaggiatore si era potuto adentare in quella parte della contrada dove l'in­ trepido ufficiale riteneva di dover trovare la soluzione di molti problemi scientifici. Nonostante le descrizioni che gli fecero i vecchi del paese e la sua guida, Montriveau intraprese il terribi­ le viaggio. Armandosi di tutto il suo coraggio, già stuzzicato dal­ l'annuncio di orribili difficoltà da vincere, egli partì di buon mat­ tino. Dopo aver camminato per un'intera giornata, la sera si coricò sulla sabbia, provando una stanchezza sconosciuta, pro­ vocata dalla mobilità del suolo che sembrava fuggire sotto di lui a ogni suo passo. Tuttavia sapeva che l'indomani avrebbe do­ vuto rimettersi in cammino all'alba; ma la guida gli aveva pro­ messo di farlo a _ rrivare, verso la metà della giornata, alla meta del suo viaggio. Questa promessa gli diede coraggio, gli fece ritrovare le forze e, nonostante le sofferenze, il generale continuò a camminare, maledicendo un poco la scienza: ma, vergognoso di lamentarsi dinanzi alla guida, tacque le proprie pene. Aveva già camminato per un terzo della giornata quando, sentendosi spossato, con piedi insanguinati dalla marcia, do­ mandò se sarebbero presto arrivati: « Fra un'ora,» gli disse la guida. Armand attinse in sé la forza necessaria per un'ora di cammino, e proseguì. L'ora passò senza che si scorgessero, nean­ che all'orizzonte di sabbia vasto come l'alto mare, le cime dei palmizi e delle montagne che dovevano annunciare il termine del viaggio. Il generale si fermò, rifiutò di andar avanti, mi­ nacciò la guida, gli rimproverò di essere un assassino, di averlo ingannato; lacrime di rabbia e di stanchezza scivolarono sulle sue guance in fiamme; lo curvava il dolore rinascente della mar­ cia, e la sua gola gli sembrava coagulata dalla sete del deserto. La guida, immobile, ascoltava ironicamente i suoi lamenti, e intanto studiava, con l'apparente indifferenza degli orientali, gli impercettibili segni di quella sabbia quasi nerastra come oro brunito: « Mi sono sbagliato,» rispose -l'uomo con freddezza. « Feci questa strada troppo tempo fa per riconoscerne ora le tracce; non ci siamo persi, ma bisogna camminare per altre due ore. » « Quest'uomo ha ragione,» pensò Montriveau. Poi si rimise in cammino, seguendo penosamente lo spietato africano al quale sembrava fosse legato da un filo, come un condannato lo è in- 62

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