Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

nella sua condizione di orfano (basta capovolgere la prospettiva per supporre che l'uomo precoce­ mente orfano sia un uomo nato troppo tardi), si verifica « puntualmente » ad ogni momento cruciale della sua carriera 71 per essere definitivamente suggel­ lata dal ritardo supremo che riassume in modo emble­ matico tutte queste componenti, portandole alle loro conseguenze estreme: la morte di Antoinette de Lan­ geais. Morte per delega, si sarebbe tentati di dire, o per assunzione, affatto analoga all'« assunzione» del­ l'esploratore stremato da parte della guida nubiana 72 e ironicamente adeguata al quesito e all'abuso impliciti nel sogno originario. Sintesi ed apoteosi dei suoi temi dominanti, l'epi­ logo che fa da cornice al romanzo ne costituisce anche la duplicazione esemplare e l'estrema ripetizione. Dal ritrovamento di Antoinette al dialogo interrotto nel par­ latorio del convento, dalla minaccia di suicidio al­ l'irruzione nella sua cella monacale, tutti i motivi principali della vicenda si intrecciano un'ultima volta riproducendo, attraverso l'amplificazione musicale e preminentemente ostensiva di luoghi, tempi, voci, il nodo originario da cui viaggio reale e viaggio onirico hanno preso le mosse sovrapponendo e scambiando i rispettivi valori. L'isola del Mediterraneo in cui, dopo lunghe pere­ grinazioni, il protagonista ritrova la donna amata, ripro­ duce l'immagine stessa in negativo, dell'oasi africana: al mare di sabbia, « horizon de sables aussi vaste que l'est celui de la pleine mer » 73, fa simmetrico riscontro il deserto circondato dal mare, « ce désert, (...) ce rocher entouré par la mer » 74 , al « banc de granit » 7 5 che pro- 57

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