Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

l'esistenza dei personaggi si cristalizza in destino, la azione in gesto, la ripetizione in rito. I caratteri essenziali di questa impostazione sono ,rimasti, pur nell'ordine modificato che Balzac ha impo­ sto al romanzo. Da un lato, l'espediente della fine inter­ rotta, con il rinviare all'ultimo capitolo l'equivalenza futuro-morte, apriva nel racconto uno spazio alla libertà, evitando una coincidenza troppo rigorosa fra ordine del possibile e ordine dell'irrimediabile: in tal modo il ro­ manzo si prestava ad una duplice lettura, ad un tempo regressiva e progressiva, invitando il lettore, con a'avanzare del racconto, a interpretare retrospettiva­ mente la prima scena, ma costringendolo, per coglierne H senso intero, ad attendere il dénouement del capitolo finale. D'altra parte, con il giustapporre i due diversi ordini tempornli, questa organizzazione istituiva fra di essi - e dunque fra le diverse parti del romanzo - una simmetria rigorosa fondata su una duplice ana­ logia: ai primi due capitoli - la « ricerca » deilla donna amata - si oppongono gli ultimi due, che ne narrano la perdita; se quindi, rispetto alla scena iniziale, il racconto si sviluppa secondo una lettura retrospettiva, rispetto a quella finale esso assume un valore implici­ tamente prospettico, svelando nella complementarità di senso e struttura narrativa il dato originario della temporalità come destino. Di qui il contrasto fra ele­ menti eterogenei quali il ruolo demiurgico rivestito dal « caso » e il fenomeno ricorrente delle « premoni­ zioni » che si inscrivono in modo apparentemente arbi­ trario nella durata cronologica del racconto, anticipan­ done o vanificandone . gli sviluppi. Ora, nella prospet­ tiva del destino, ogni incompatibilità tra i due ordini viene meno: il caso è razionale e necessario quanto una causa, è anzi una causa fra le altre e lo scandalo che esso pone si riduce ad un semplice fenomeno di miopia, all'impossibilità del personaggio di cogliere 28

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