Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
e delle quali il movimento della seconda metà degli anni sessanta (« il '68) - con la sua ampiezza mondiale - segna un sintomo che costituisce anche uno spartiacque. A ben guardare, le istanze allora poste, e tutt'altro che spente, sono istanze «materialistiche», fondate sul la critica nei fatti di ogni filosofia e di ogni ideologia che voglia richiamarsi all'Uno, comunque definito e articolato, sino alla volontà nazional-popolare gramscia na. Sono perciò istanze nettamente antitotalitarie, che puntano sulla differenza, sulla scissione, sulla contrad dizione. E non bisognerà mai stancarsi dal sottolineare come, se è possibile (ma non così automatico come si crede) connettere il «totalitarismo» statale alla «to talità» hegeliana - connessione che, tra l'altro, rap presenta il cavallo di battaglia dei cosiddetti «nouveaux philosophes» - ben diversa è in ogni caso la «tota lità» della quale parla, talvolta, Marx. Essa è infatti, esplicitamente «universalità dei bisogni, delle capaci tà, dei godimenti [Geniisse], delle forze produttive, ecc. degli individui... nella quale l'uomo non si riproduce in una direzione determinata... Dove non cerca di rima nere qualcosa di divenuto, ma è nel movimento asso luto del divenire»; ed è questo molteplice movimento quello per cui egli «produce la sua totalità» (Grun drisse, Ed. Einaudi, p. 466). Occorre tener ben ferme questa definizione e que sta differenza. Perché, sulla base di esse, la caduta dei valori in cui Del Noce individua «irrazionalismo» e «nichilismo», può invece esser letta come la faticosa crescita, nel «movimento reale», di una nuova ra zionalità, collegata a nuove forme di vita. Nuova razionalità che è altresì al centro di un di battito e di una ricerca in corso proprio ad opera di quegli intellettuali che Del Noce colpisce di anatema, definendoli «profittatori di connubi tra marxismo, psi canalisi di sinistra e decadentismo sadico». Ovviamen- 186
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