Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
mazione economico-sociale) dell'orizzonte gramsciano; come, in direzione opposta, degli «scarti» (non certo secondari) del pensiero e dell'azione del fascismo, quali la Conciliazione o la campagna razzista. Ma il disegno generale - che è ciò che più conta - problematizza una tradizione interpretativa che ha indubbiamente troppo ceduto di fronte a istanze politiche di lotta im mediata, di per sé certamente valide. Del resto, lo sforzo di revisione in atto, non nasce a caso, ma coincide con un sempre più accentuato usu rarsi della ipotesi di un'«unità antifascista» che da qualche tempo - nella situazione reale, e interna e internazionale - più che offrire proposte positive con tribuisce talvolta a ingenerare confusione, ed è in ogni caso in ritardo rispetto a quella che si potrebbe defi nire la realtà culturale di massa, specie delle genera zioni più giovani. A ben guardare, anzi, è anche in questo scarto cul turale che si pone quella che viene definita « crisi del marxismo», al di là delle sue radici ancora una volta «pratiche»: la incapacità di tutta una serie di Paesi, a partire dall'Unione Sovietica, di differenziarsi sostan zialmente, in positivo, dalle modalità e strutturali e sovrastrutturali proprie della formazione economico sociale capitalistica. Sino a questo punto si può, in linea generale, con cordare con le indicazioni di Del Noce; occorre anzi impegnarsi perché tesi come quelle da lui sostenute possano divenire oggetto di ampio dibattito. Ma il dis senso si fa radicale allorché la diagnosi tenta il ter reno del presente, e saggia possibili prospettive. Se condo Del Noce, il pericolo che ci sovrasta è quello del nichilismo, conseguenza di una perdita «dei valori si nora considerati supremi». Ciò significa leggere in ne gativo proprio le linee di pensiero e le « forme di vita» che vanno faticosamente emergendo entro la «crisi», 185
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