Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
La «destabilizzazione» ha il suo c ontrario e il suo complemento, in perfetta simmetria, nella «te nuta», vero termine trionfatore di questo periodo: , «il Paese ha tenuto», «straordinaria tenuta della popo lazione», «la tenuta del quadro è fuori discussione», «non spezzeranno la tenuta» etc. Il vocabolo, con la sua attinenza semantica originaria ai recipienti e alle chiusure, nonché allo sport, una volta immesso nella coppia, s'irrigidisce in una perentorietà intransitiva, proprio nel significato grammaticale dell'aggettivo. Chi «tiene» che cosa? e in rapporto a che? e come e dove? I due termini, ormai legati, si liberano con na turalezza da qualsia,si referente, per collocarsi nell'am bito di un discorso di segno «sacrale». Questo carattere sacrale marca non solo, come ci si aspetterebbe, le parti espressamente apologetiche, ce lebrative, ma l'intero discorso, anche quando riguardi la mera cronaca. Qui la coppia di base è' «covi» / «santuari». Il primo termine, deferito automatica mente a ogni luogo di rifugio o cospirazione dei terro risti, rimanda all'estremità della scala, al disotto del l'umano, al campo semantico della ferinità: «covi» sono difatti le tane delle bestie selvatiche, delle fiere. La connotazione non resta però meramente enfatica, messa come è in rapporto con l'altro termine («sàn tuari»). Il riferimento a ciò che è sacro è tuttavia ambiguo, giacché con «santuari» si usa indicare am bienti o istituzioni nei quali si darebbe protezione agli eversori o si nutrirebbe indulgenza insospettabile. Il sacrum si trova utilizzato nella sua accezione se conda, di cosa «consacrata agli dei infernali», con dannata, connessa alla forza repellente e terrificante del tabù. Così tutto il senso del sacrale viene percorso, dal suo antonimo «selvaggio», «bestiale» («covi»), al valore normale di reverenza («la cosa più sacra» dice un politico «è consegnare la documentazione al- 181
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