Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

(di lingua). Questo processo è così contagioso, che al­ cune righe più. sopra ho usato pigramente il termine « cosiddetto» (il cosiddetto caso Moro). Esso è dav­ vero sintomatico. Certo indica, prima di tutto, un mo­ do di cautelarsi rinviando a un « detto», a un enun­ ciato anteriore altrui del quale non si assume la re­ sponsabilità; ma è :un modo che continua a rimanere nel circolo del discorso su qualche cosa, del quale discorso si mette in dubbio una pronuncia, non le re­ gole generali. E' appena un indizio di come sia imba­ razzante analizzare un linguaggio senza disporre - per molte ragioni buone o cattive - di un meta­ linguaggio. Una scelta di vocaboli, di stilemi ricorrenti e quin­ di significativi, sarebbe abbastanza facile. Qui mi con­ testerò di indicare - anche a costo di sembrare arbi­ trario - solo alcuni usi dai quali dedurre, se non proprio un sistema, un modo di porre i fatti e di porsi davanti ai fatti. La specillo ha agito in modo partico­ larmente efficace sui testi provocati dalle ultimissime scoperte, indiscrezioni, pubblicazioni di documenti. In­ nanzi tutto, i termini-chiave si dispongono in coppie oppositive. E' il caso delle espressioni, pressoché pro­ verbiali: « destabilizzazione» e « tenuta». La prima, con le sue derivazioni verbali e aggettivali, è addirit­ tura, come direbbe « Alice», un mot portemanteau, in cui cioè si può stipare una molteplicità di sensi e che può essere, come un cappello, attaccato a un'infinità di pioli, ossia di atti, comportamenti, discorsi. « De­ stabilizzante» è l'azione del terrorista, beninteso, ma anche una certa iniziativa politica in un certo mo­ mento, una critica, un'opinione divergente dalla Doxa, un tirare in campo qualche problema o porcheria con­ creti quando si discetti dei Massimi Sistemi; sempre più in fretta diventa una formula anatemizzante, apo­ tropaica. 180

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