Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

ciani, in La macchina mondiale) a costituire una tria­ de che, muovendo dal corpo, al corpo ritorna per potenziarlo. Un'ultima osservazione. La sintassi del Pianeta ir­ ritabile è interamente giocata sulla paratassi. I tempi verbali, a loro volta, sono quelli tipici della narrazione di avventure, la più vicina alla narrazione storica: l'imperfetto, il perfetto. La paratassi, con il suo ritmo accellerato mima da un lato l'operosità, l'attività per­ petua dei protagonisti; dall'altro sollecita l'azione verso un fine, una meta. L'impiego dei tempi verbali al pas­ sato, costruendo un'«ossatura storica» (l'espressione è di Benveniste, «La relazione dei tempi nel verbo francese»), sposta sul versante di una supposta «real­ tà», «;verità», il contesto fantascientifico, sottraen­ dolo alla vaghezza, all'aura retorico-poetica di molti racconti di fantascienza «pura» (si pensi a Bradbury, che non a caso, per sottolineare il carattere di «fic­ tion» dei propri testi, impiega sistematicamente il verbo al presente). E si noti, a tale proposito, il finale del romanzo: «Lo stirò ancora, gli soffiò sopra angolo per angolo, lo rialzò verso la luce, se lo accostò al buco, e cominciò a mangiarlo». Una serie ravvicinata di verbi di azione, tutti al tempo perfettto, tutti sottolineati dalla ritor­ nante terminazione in o accentato: una clausola che sigilla il testo, consegnandolo alla «storia», e insieme lo conferma, nella descrittiva minuziosa dei movimenti e dei gesti del nano, nella sua fondante istanza « corporale ». m.s. 178

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