Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
suto dei personaggi: caldo, freddo, fame, sete, sonno, stanchezza, come esperienze totalizzanti, che con fre quenza ne assorbono ogni altra, nel corso delle avven ture narrate da Volponi. Gioca da contrappunto, in questo quadro, la pre senza della poesia articolata su un duplice registro: l'elefante Roboamo che conosce a memoria l'intera Divina Commedia e ne trae ragione per la propria sag gezza, l'Imitatore del canto di tutti gli uccelli, che ac compagna le vicende degli eroi, tenendosi a discreta, quasi aerea, distanza, ma interviene nell'istante di maggior periglio, sacrificando la propria esistenza per quella degli altri. Una poesia, quindi, «attiva», uno spessore del soggetto, ma anche un'arma di lotta; e tanto più quanto più è distaccata nel tempo (il Dante di Roboamo) e nello spazio (la presenza-assenza, la distanza - come si diceva - dell'Imitatore). Questa immissione della poesia, che si fa beffa dei macchinari e soccorre il corpo, rompe l'opposizione binaria, che potrebbe apparire eccessivamente sempli ficante, tra «tecnica» e «animalità», tra l'artificiale e il naturale. Un'opposizione che, così semplificata, Zuppa (e Volponi) rifiuta esplicitamente quando, ri volgendosi al capo nemico Moneta, così lo arringa: «Tu non sei certo la merda di un ciclo naturale; ma il mucchio, lo stronzo tesaurizzato di una circolazione forzata. Come nell'innaturale tu confondi l'oro con la merda, e non l'oro metallo utile per i denti e non la merda utile come concime; ma l'oro moneta con la merda moneta! Segni entrambi dell'artificiale; e della imposizione, anche viscerale, su cui l'artificiale si pog gia. L'artificiale come artificiosa ragione del potere e non come ricerca e scienza. Perché l'artificiale scien� tifico ritorna naturale; vicino anche alla buona mer da! ». Poesia e scienza vengono avvicinate direttamente alla natura (e si ricordi la scienza del contadino Cro- 177
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