Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978
bastato per porre nello stesso sacco pseudo-categoriale scrittori diversissimi tra loro. E' stato lo stesso Porta, nella sua recensione a Vol poni sul «Corriere della Sera» a porre le cose in chia ro. L'Apocalisse, ha ricordato, è un topos letterario; e, come tutti i topoi letterari non ha importanza di per sé, ma per le modalità del suo trattamento nella scrittura. Si potrebbe, semmai, aggiungere, a proposito de Il pianeta irritabile, che in esso convergono altri due, ancor più classici, luoghi letterari: quello del «ro manzo d'avventura» (che a suo tempo Propp ha stret tamente collegato alle «fiabe di magia») e quello del «viaggio», antico, in Occidente, almeno quanto la Odissea. Si tratta di schemi formali troppo noti per richiamarli: la loro corrispondenza con il romanzo di Volponi risulta in modo immediato da una sommaria descrizione di quest'ultimo. L'eroe (qui gli eroi sono quattro, ma solidalmente uniti) viene a trovarsi in una situazione drammatica; per superarla deve affrontare inauditi ostacoli; con la sua operosità e intelligenza vi riesce non senza, spesso, l'aiuto di una potenza extraterrestre (qui: «L'imitatore del canto di tutti gli uccelli»). L'unica variante, certo significativa, è data dal carattere aleatorio della chiusura del libro: con clusa una serie di vicende, di avventure, non si ha ca tarsi, ma un nuovo interrogativo: la cultura della dia lettica ha lasciato il suo segno. Mettere in evidenza questi rigorosi caratteri strut turali, isolabili sino alla loro elementarità, serve a situare l'orizzonte narrativo entro cui Volponi qui si muove. Egli stesso, in un dibattito, ha parlato di «fu metti», di Flash Gordon; si potrebbe aggiungere, per talune particolarità delle situazioni, dal ritmo narrativo, e persino - sia pure alla lontana - della scrittura, il nome di Salgari, e specificamente, per la violenza 173
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