Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

principale» di questa ricerca è il « linguaggio in azio­ ne» (p. 20). Nel volume questo realismo - un carat­ tere, una necessità - è un segno unitario e molteplice della costruzione. Lo abbiamo visto svolgersi nel « fun­ zionamento» del linguaggio: era la duttilità, l'adatta­ mento analitico con cui alcuni « fatti semiotici» ve­ nivano scomposti e connessi nell'argomento della si­ gnificanza artistica. Ma in altro modo si afferma ed agisce in una spiegazione delle « origini lontane» del­ la scienza linguistica: per quella causa e regione che si indaga nel legame necessario tra l'« acquisizione del linguaggio» da parte del bambino e il « possesso progressivo» delle « operazioni metalinguistiche» (p. 66). La stessa ragione ritroviamo nella prospettiva che investe il metalinguaggio come « problema intimamente linguistico» e conduce l'analisi e la teoria a tradurlo, sul piano della produzione di discorso, in elemento vitale dello sviluppo (pp. 97-98). Si ha ancora una verifica del realismo quando si stabilisce che qui non è possibile imporre alla materia indagata un « sistema di simboli», un « modello creativo», perché, diversa­ mente da quanto accade per le scienze della natura (e a prova di una distinzione ribadita in quel campo dal fisico Niels Bohr), qui i simboli, oltre a essere « uno strumento scientifico», sono « l'oggettto specifico della ricerca»; infine la necessità e il carattere, in una versione costruita sul principio della « preminenza del linguaggio», si dichiarano apertamente: « Oggi è no­ stro �ompito fondamentale ....:..... anzi dovrebbe essere la nostra parola d'ordine - diventare realisti, costruire una linguistica assolutamente realistica» (p. 105). Italo Viola 171

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