Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

sembrare riduttiva solo a chi non riesce a vedere come la definizione della similarità imposta trascriva e ra­ gioni nella poesia e nell'arte, dove il motivo ha do­ minio e perspicuità ma non si esaurisce (perché, come gli altri, è in ogni linguaggio), «il rimando di un segno a un altro similare nella sua totalità o almeno in una del- le sue facce (il significante o il significato)». E così il pa­ rallelismo, come attuazione e significanza della simila­ rità tra i segni e «tratto caratteristico» dell'artificio poetico, è figura che risponde all'intuizione di Saussure • e al suo discorso «chiaroveggente», occultato per trop- po tempo, su «le souci de la répétition». Intanto il programma (e compendio e memoria) dello studio da questa fase svolge in un nuovo modulo di accerta­ menti e di conoscenze il principio dell'unità soste­ nuto dall'analisi formale dell'opera poetica e da quel- la che per tanto tempo s'è chiamata (come un nome ormai storico) critica stilistica, e lo trascrive qui, nella versione pertinente, quasi alla lettera: «Questa inter­ dipendenza fra tutto e parti crea un rimando patente del tutto alle parti e viceversa». Ma programma e me­ moria si provano anche sulle strutture temporali ac­ certabili nella loro propria materia. Peirce «munì» le sue tre mo"dalità di un «sistema di tempi», per il quale l'icona «ha un essere che appartiene all'espe­ rienza passata», l'indice possiede un essere dell'«espe­ rienza presente» e l'essere del simbolo «è esse in futuro »: ebbene l'artificio, questa competenza e atti­ tudine della ripetizione, è «l'interconnessione intem­ porale » di due parallele, di due fatti semiotici, «al­ l'interno del loro contesto comune» (pp. 55-59). Il si­ stema dei tempi, nel cambiarsi anch'esso, in corrispon­ denza con quello delle modalità, da ternario in qua­ ternario, si chiude su una struttura di intemporalità. Realismo di Jakobson. Lo accerta in una figura ver­ satile anche Umberto Eco, quando dice che l'«oggetto 170