Il piccolo Hans - V - n. 20 - ottobre-dicembre 1978

. minute Il realismo della semiotica secondo Jakobson Una delle «assunzioni» semiotiche «di base», an­ cor prima di essere formulata e annoverata, in termini che adeguano la significazione all'universo culturale, si produce con singolare trasparenza in uno stato di cose, nel fatto che «ci sono segni» anche al di fuori del linguaggio verbale, «ovunque». E' la seconda del­ le otto «assunzioni» con cui Umberto Eco collaziona motivi e momenti dell'opera di Jakobson, e in par­ colare gli scritti anteriori agli inizi degli anni Ses­ santa, per tentare una misura improbabile: riconoscere il concorso di tale opera (con un contributo di «enor­ me importanza») alla produzione e alla definizione (che si registrerebbe appunto a quella data) dello sta­ tuto proprio della «ricerca semiotica contemporanea». Allo stato di cose Jakobson dà una risposta opera­ tiva immediata: autorizzato dal «sommario» a «pro­ porre una -formula tautologica», non esclude nulla, ma qui non si sente obbligato ad altro, neppure a un'ipotesi sulla definizione della cultura: «La semio­ tica, per il fatto stesso di essere la scienza dei segni, è chiamata a inglobare tutte le varietà del signum ». Il fatto di -ricevere · una risposta è solo un esempio 167

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