Il piccolo Hans - V - n. 19 - luglio-settembre 1978

tore cui dello scritto ripugna la renitenza a farsi man­ giare. Brevità, brevità Orazio! e come per il Faust di Marlowe avviene la transustanziazione della parola in nutrimento, spirituale si intende. Il chiasmo afferra in­ tuitivamente un'idea solo per dissolverla in un'altra e così via finché tutte sono ricondotte all'enciclopedia del buon senso, il quale a buon conto, primum vivere. Così si risolve l'aporia del teorico, denunciata da De­ scartes, tra l'evidenza puntuale e dileguante di un'idea e il dubbio che insorge a rodere la catena del discorso. Per fungere simultaneamente come scoperta dell'essen­ ziale e come artificio di mnemotecnica, quindi ripeti­ zione del risaputo, il chiasmo risolve il dilemma meglio della divina provvidenza. Alla quale non può dispiacere che non si debba vivere per mangiare, ma mangiare per vivere, esempio da dizionario del chiasmo in gene­ rale. Il chiasmo è il fuoco in cui il massimo di senso, quella che chiameremo con Giacomo Debenedetti una « condensazione tipica », verità psicologica del romanzo e _ romanzo della psicologia, coincide con il massimo di fraintendimento, il barbaglio immaginario, ad apparen­ za logica, in cui il presente è ricordato per un futuro qui ed ora, tempo della salvezza che si distende tra già e non ancora a forcludere il futuro anteriore del­ l'analisi. Proiettato fuori dal libro come un lapillo infuocato, il chiasmo rkade sni=:nto in un altro libro per riaccen­ dersi sempre uguale al contatto della nuova materia. Così nel Manuale critico di psichiatria, di Giovanni Jervis (Feltrinelli 1975), che oggi in Italia raccoglie in­ torno a sé il sociale della psichiatria a cui si accoda il sociale della psicoanalisi, dopo il titolo, troviamo una pagina occupata dalla dedica « A Stefano, Anna­ Valeria e Leonardo »; e prima dell'introduzione, a tutta pagina, questa lunga citazione dall'Ideologia tedesca di Marx ed Engels: 6

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