Il piccolo Hans - V - n. 19 - luglio-settembre 1978
presentano di per sé un ostacolo allo sviluppo umano infinito]. Si lavora dapprima a partire da un certo fon damento - da prindpio naturale - poi il presupposto storico. Infine però questo fondamento presupposto stesso viene tolto [aufgehoben], o postò come un pre supposto disparente, diventato troppo stretto per il pro grediente sviluppo dell'umana marmaglia » {op. cit., p. 396. Tale idea di sviluppo delle forze di produzione umane, materiali ed intellettuali, nel marxismo classico, così onnicomprensivo e ottimisticamente infinito, non è poi così lontana, come si è voluto, dal mito delle « ma gnifiche sorti progressive », da cui si discosta solo per l'asprezza dialettica appresa dalla lezione di Hegel. La libertà vi si dissolve in una identificazione con la po tenza, secondo l'interpretazione che Marx stesso ha dato di Hobbes: « l'uomo... è libero non per la forza negativa di evitare questo o quello, ma per la forza positiva di affermare la sua vera individualità» (Fetscher, I, 178); in tale concetto si dissolve pure l'uguaglianza - anche essa a livello politico, forma - che già nell'Ideologia tedesca era limitata ai momenti del possesso e del godi mento (Ideologi tedesca, Editori Riuniti 1950, p. 548, 550), e non guadagnerà terreno neppure al tempo della Critica al programmr, di Gotha. Ciò che non vi si dis solve è I'individualirà, nata, ricorda Marx (Grundisse p. 395), attraverso il processo storico, e specialmente attraverso lo scambio (ivi, p. 396). Come abbiamo già osservato appartiene a.ll 'incremento delle forze produt tive - cioè al contenuto (o sostanza) - già concettual mente il primo separarsi dell'individualità dalla comu nità naturale e da un legame organico con essa. Il capitale ha il compito di svilupparla ulteriormente a « individuo sociale » « come la grande pietra di fonda zione della produzione della ricchezza » nella forma di « appropriazione del proprio potere · produttivo, della sua 57
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