Il piccolo Hans - V - n. 19 - luglio-settembre 1978

gruppamenti e relazioni sociali - come poritatori vi­ venti di tali condizioni» (op. cit., p. 439). E poi prosegue ponendo il salto storico qualitativo: « il capitale pone la produzione della ricchezza stessa e quindi l'universale sviluppo delle forze produttive, la costante trasformazione dei propri presuppos t i esisten·ti, come presupposto della propria -riproduzione. Il va­ lore non esclude nessun valore d'uso; dunque alcuna particolare specie di consumo 1 etc., d'intersoambio etc. come condizione assoluta; e parimenti ogni grado dello sviluppo delle forne pmduttive .sociali, :dei .r,apporti, del sapere etc. gli appare solo come limite che aspira a superare. Il suo presupposto stesso - il valore - è posto come prodotto, non come priesupposizione sospesa in alto sopra la produzione». E tutto di seguito Marx pone la sua idea di comuni­ smo, strettamente collegata a quella di capitalismo: « il limite del · capitale è che rtutto questo sviiluppo procede contraddittoriamente e il ,travaglio delle forze produt­ tive, della ricchezza generale etc., del • sapere etc., ap­ pare in modo che l'individuo lavorntore estrania sé ,stesso; e si riferisoe alle condiz;ioni generate dal proprio lavoro non come condizioni della propria ricchezza, ma di una ricchezza altrui e della propria povertà. Questa forma [si noti, forma] contraddirttoria èJ però trnnseunte e produoe le 11eali condizioni della propria eliminazione. Ne risulta: lo sviluppo tendenzialmente e potenzialmen­ te universale delle forze produttive - della ricchezza in generia:le - come base, parimenti l'universalità dei rap­ porti., quindi il mercato mondiale come base. La base come possibilità dello sviluppo generale dell'individuo, è in realtà sviluppo degli :individui a partire da questa base come continuo superamento del suo limite -, che è conosciuto come tale, come limite, non come sacro confine. La universalità dell'indiviiduo non come uni­ versalità pensata o immaginata, ma come universalità 52