Il piccolo Hans - V - n. 19 - luglio-settembre 1978

minazione. Cosicché nel marxismo classico - che non è quello rappresentato dal Marx ancora « ideologo te­ desco» - l'accento cade sulla dialettica d'infinitezza e finitezza della coscienza, che non sii identifica con quel­ la dell'alienazione che pure persiste, ma che non è altro che la forma determinata che il limite assume e con cui si presenta nel capitalismo. Questo è importante perché nel marxismo occidentale come nel neo-marxismo (o marxismo dell'epoca neocapi­ talista) l'accento viene posto generalmente sull'aliena­ zione in modo tale che la storia del mondo si scandisce in un ritmo .triadico con all'inizio un'economia naturale (che giunge fino al feudalesimo) sostanzialmente posi­ tiva, a cui segue l'infelice periodo dell'alienazione capi­ talista, per poi tornare ad una specie di civiltà organica, ovviamente antiiindividualista - che oscilla secondo le posizioni dal paese di Bengodi all'austerità conventuale. Al contrario, nel marxismo classico, se qualcosa è formo e chiaro, mi sembr,a che sia che il salto quanti­ tativo nella cosiddetta preistoria dell'uomo, la cesura, si ponga piuttosto tra il capitalismo e i periodi prece­ denti; e il capitalismo poi si continui nel comunismo finale. Certo il movimento triadico di cui sopra è svolto in Engels ponendo la storia dell'uomo tra un'ipotesii di co­ munismo primitivo e un'utopia di comunismo .finale; o da Marx con lo svolgimento proprietà-espropriaz1one-espro­ priazione degli espropriatori. Ma si tratta in questo caso piuttosto dii esercitazioni formali. Più importante e più analizzata è l'interpretazione del corso storico in cui il capitalismo gioca una funzione qualitativamente deci­ siva a livello delle forze produttive. Che così sii.a non può sorprendel"e e ir.ientria, ad uno col rigoroso eurocentrismo, nei ,limiti storici di colloca­ z;ione del marxismo classico - la sua costituzione in un periodo •ancoria prossimo alla o:-ivoluzione francese, 50

RkJQdWJsaXNoZXIy