Il piccolo Hans - V - n. 19 - luglio-settembre 1978

una ideologia esterna al movimento operaio, in questo introducibile dall'alh), o ,almeno dall'esterno. Il movi­ mento operaio pur essendo il soggetto storico non è quindi una cosa con il marxismo che pur, e fa di esso il soggetto storico. In realtà Marx si è sempre posto ad una certa distanza dal movimento e ha variamente teo­ rizzato tale distanza, trasformandola in una possibilità di strumentalizzazione al tempo della Lega dei comuni­ sti, o acoettando1a rassegnatamente come l'inevitabile impotenza della teoria nella Critica al programma di Gotha: collocando il partito al livello della conoscenza vera, o accettandolo s-ul piano della prassi non immedia­ ta ma storicamente mediata. Negli ultimi anni di Marx e di Engds si è finito con l'avere tre livelli di realtà: il movimento sociale più o meno spontaneo; il partito che in certo modo si ool­ looava e mediava tra questo e il terzo livello, il pensiero teorico creatore, che ancora con i fondatori godeva di una certa sua influenza politica diretta. Basta ricorda­ re quella lettera di Engels :a Babel del 19-11-92, in oui egli .rivendica l'indipendenza propria e postuma di Marx dal partito (Iring Fetscher, Il marxismo, 3, p. 112). Successivamente, il marxismo come cultura -si può dire dopo Kautsky e 1a Ne_ue Zeit · - ha perso taile !in­ fluenza, è diventato per 1a socialdemocrazia o dottrina astratta o patrimonio culturale generico; oppure con il comunismo si è cercato di realizzare con la figura dell'intellettuale organico una indentità più o meno perfetta dei due livdli sovrastrutturali, partito e teoria. In ogni caso con la ,dialettica tra classe in sé e clas­ se per sè il giovane Marx aveva già in qualche modo previsto e calcolato tale scarto tra teoria e prassi, col­ locando nel '48 il partito della rivoluzione permanente (di tipo sostanzialme;:ite hlanquista), a livello della più alta conoscenza; e in seguito con il partito reale uscito fuori parzialmente da mani altrui, quelle di Lassallle, 43