Il piccolo Hans - V - n. 19 - luglio-settembre 1978
No, no, no, no! Come, let's away to prison. We two alone will sing like birds i'the cage; When thou dost ask me blessing l'11 kneel down And ask of thee forgiveness; so we'II live, And pray, and sing, and teli o1d tales, and laugh At gilded butterflies, and hear poor rogues Talk of court news; and we'll talk with them too - Who loses and who wins, who's in, who's out - And take upon's the mystery of things As if we were God's spies; and we'II wear out, In a walled prison, packs and sects of great ones That ebb and flow by the moon. E' una , abdicazione del1a storia, nel rifugio invocato di una prigione (« walled prison »). E' il rifiuto della competizione, del gioco di sopraffazione che comporta il potere. L'unica salvezza sembra stare ormai nell'atto di parola: emissione e ascolto. Si noti l'insistenza di tale paradigma: sing, ask, pray, sing, tell, hear, talk, talk. Si tratta, in un oerto senso, dell'anticipo della si tuazione di un'altra coppia di padre e figlia. Prospero e Miranda, nella prigione dell'isola in The , Tempest. Ma non è che un'illusione. qui tronoata dalla tragedia fina le, e nel secondo caso dalla presa di coscienza da parte di Prospero che la magia della parola non èJ una vera alternativa, ma solo un alto inganno, un gioco di simu lacri che mette fra parentesi la vita assentandosi dal dramma umano dei segni e dei sistemi, dei codici e delle ideologie, cui bisogna ritornare oon nuovi modelli e nuove xiesponsabilità. .La parola non può essere la ri sposta alla storia, perché si configura solo come magia, o follia. All'impero del Simbolico non si può rispon der,e, semplioemente, oon l'alternativa dell'Immaginario. Da Richard II fino •a The Tempest Shakespeare investiga continuamente la dialettica fra i due territori, ma non si rifugia, per quanto ne senta spesso la tentazione , nel secondo. La grande crisi epistemologica e politioa ci viene consegnata con tutte 1e sue lacerazioni. Se c'è, 145
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