Il piccolo Hans - V - n. 19 - luglio-settembre 1978

E' la vanificazione barocca, sulla soglia di un'altra età e di un altro sistema di codici. Nell'intercapedine tra un sistema e l'altro irrompe, sempre, la percezione di uno sperdimento, il « rumore » della follia. Letto :i!n questa chiave, King Lear è il grande dramma della definitiva crisi di quella società « ad alto g:mdo di se­ gnicità » che è la società medievale secondo la lucida definizione di Lotman: Il segno aveva importanza per la sua funzione di sostitu­ zione. Questo subito metteva in risalto la sua natura duplice: il sostituto ,era considerato contenuto e il sostituente. espres­ sione. Per questa ragione il sostituente non poteva avere va­ lore autonomo: esso riceveva un valore a seconda del luogo gerarchico del suo contenuto nel modello generale del mon­ do [...] E poiché l'esistenza reale della persona umana di­ pendeva dal suo rapporto con la struttura di cui essa era segno, la polemica [relativa al posto da occupare nelle marce, nelle assemblee e nei banchetti] riguardava l'esistenza reale di ciascuno degli interessati. Perdere il posto significava ces­ sare di esistere. (Ricerche semiotiche, pp. 44 e 46). Lear perde il posto e quidi fa l'esperienza della pro­ pria annichilizione. Ma, soprattutto, fa l'esperienza del­ la discriminazione e della falsità del suo vecchio sistema. Perciò non può esserd un messaggio finale, ma solo una fuga nella negazione e infine nel1a morte. Si veda la ridondanza delle negazioni di Lear in V,3,8 « No, no, no, no! » e 306 « Never, never, never, never, never ». La negazione fondamentale è quella che, nel ,rifiuto di una civiltà, tende a respingere la vita stessa, la stessa pre­ caria corporalità dell'uomo (al cieco Gloucester che, ri­ conoscendolo come suo re, gli vuol baciare la mano, risponde con disgusto: « Let me wipe it first; it smell of mortality », IV,6,134). E', infine, 1a negazione della storia tutta, come rende chiaro l'ultima illusione di Lear rivolto a Cordelia in V,3, 8-19: 144

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