Il piccolo Hans - V - n. 19 - luglio-settembre 1978
condo un procedimento esattamente opposto a quello delle sordle. Dopo aver premiato Regan nella stessa misura di Gonerill (« No less in space, validity, and p1easure », v. 81), Lear chiama la sua· prediletta (« Now, our joy, / Although our 1ast and least...»), invitandola espres samente a vincere di più offrendo di più: 85-86 ... what can you say to draw A third more opulent than your sisters'? Speak! E qui la follia iperbolica di Lear (che si manifesta anche in superlativi marginali: di Gonerill, « Our el dest born », v. 54; di Regan, 1« Our dearest Regan », v. 68), follia iperbolica che chiede la menzogna all'in terno del sistema simbolico-segnico-gerarchico di cui il re è la massima espressione, si frange contro la bar riera della negazione (e reticenza e silenzio). L'asse retorico p11escelto, come avviene molto spesso nelle tragedie 1shakespeariane, dopo aver esibito una sua faccia, mostra l'altra, antonimica: alla soalata dei più subentra il taglio del nulla. Il sistema dell'intero dramma sta foa i due poli, ché funzionano, naturalmente, a più livdli ,di significato. Il più ,è il Simbolico, è il sistema segnico medievale, è la griglia differenziale e discrimi nante, e al limite è anche la « vita»; il nulla è la reti cenza, la negazione del sistema, l'Immaginario, e al li mite è anche la « morte» (la scelta voluta-respinta di Lear: se vogliamo, all'interno del modello mitico, Lear sbaglia credendo ,di poter andare « nel1a » morte come re, con tutti i contrassegni della sua identità ,all'interno di un modello storico: aporia dell'impossibile mediazio ne tra vita e morte). L'opposizione fondamentale, come tutte le opposizioni significanti, è sottoposta, tuttavia, a r-inversamenti: rl':iperbole è l'affermazione che nega, ment11e fa reticenza è la negazione che afferma. La fol- 139
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