Il piccolo Hans - V - n. 19 - luglio-settembre 1978

ciale ·che non prevede l'integrazione del bastardo. Ri­ spe1lto al ,sistema segnico ,di quella società, 1eg1i rischia addirittura di non esistere. Dovrà tornare all'estero, mal­ grado l'affetto che gli porta Gloucester. Il prologo, pur così semp1ice e rapido, ha posto i termini essen­ ziali del dramma: il paradigma morfologico della com­ parazione è immediatamente legarto al tema sociale della discriminazione. Chi non è nel sistema segnico­ gerarchico medievale non è nulla; chi ·�Lear) crederà di poter abbandonarè il suo posto nel sistema, conser­ vando l'identità che a quel posto è legata, diventerà nlla, dopo aver fatto l'esperienza della follia. E in quel sistema si sta solo per comparazione, dentro le griglie gerachiche e differenziali consentite dai codici. Nella sua prima lunga battuta, ,Lear esprime il suo proposito folle: abdicherà e darà più potere (che equi­ vale, nella mappa del suo regno, a più territorio) alla figlia che più dirà di amarlo. E' l'apertura di una competizione assurda, ma motivata segretamente dal modello assiologico di un'intera civiltà. Vediamo l'ini­ zio del discorso: 36-42 Meantime we shall express our darker purpose. Give me the map there. Know that we have divided In three our kingdom ; and 'tis our fast intent To shake all cares and business from our age, Conferring them on younge.r strengths, while we Unburdebed crawl toward death. Our son of Corn- [ wall - And you, our no less Joving son of Albany... -- · ·: y ;. i ' Noteremo soltanto che esordisce con un comp�;a� tivo, darker, che appare morfologicamente incongruo e che pure offre la chiave del suo « errore». E' un comparativo in confronto a che cosa? E, inoltre qual è il senso della qualificazione? « La nostra più segreta intenzione», probabilmente; ma · si sa, dall'inizio della 135

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