Il piccolo Hans - V - n. 19 - luglio-settembre 1978
sunto), secondo una p1:1eoccupazione politica-pedagogica assi diffusa nella civiltà ,elisabettiana dove l'unità na zionale da poco raggiunta, dopo secoli di divisioni feu dali e guerre civili, era sentita come un bene pubblico amcora precario ma ess·enziale per 1il muovo modello di sviluppo borghese-mèrcantile-co1omale. Obbligato dallo schema antropologico e da quello . politico, Shakespea:re ,avrebbe potuto ,scivolare, in que sta prima soena, in un allegorismo scontato o nella patetica favola di un vecchio stolto mistificato da due figlie cattive e da una figlia ostinata. E inveoe evita entrambi i pericoli e, pur sottoposto a costrizioni nar rative invalicabili, crea una griande scena drammatica reinventando sul piano della scrittura la narrazione im postagìi dal mito e dall'allegoria politica. La carica inventiva si può riscontrare soprattutto a livello retorico e grammaticale. La retorica della sce na è basata sull'opposizione tra l'iperbole (falsa) di Goneril e Regan ,e la retioenza (veritieria) di Cordelia; la sua grammatica sull'opposizione tra un sistema im pressionante di comparativi di maggioranza e di ,super lativi, e un sistema di negazioni. A livello epistemolo- 1ogico, si scontrano, in quelle opposizioni, due modelli del mondo: il medievale (segnico e gerarchico) e H tardorinascimentale (relativistioo e popolato di simu lacri). _ Ma sua questa schematizZJazione torneremo in seguito. E' da notare che la soena, molto significativa, non si apre con l'intreccio principale di Lear e delle tre figlie, ma con l'intreccio secondario, assolutamente pa rallelistico, di Gloucester e dei due figli. Il primo rife rimento, è comunque, all'intreccio principale, nella bat tuta del nobile Kent: 1-2 I thought the King had more affected the Duke of Albany than Cornwall. 133
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