Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978

l'operazione con cui si pone in luce questa realtà della sottrazione: vale a dire, per un verso, dei condiziona­ menti e delle formazioni ideologiche, e, per l'altro verso, della « condizionatezza » che è propria dell'oggettività della nostra stessa critica, della nostra analisi. Perché rientra nell'economia di questo lavoro anche l'atto di analizzare il suo proprio limite (il senso e le funzioni in oui l'analisi si determina e si risolve). Anohe a pro­ posito di un « programma scientifico » s;he si potrebbe intravedere nel quadro di questo discorso è possibile stabilire, secondo me, rispondenze e diiìferenze tra quello che intende dire e produrre e quello che, di volta in volta, efifettivamente dice o lascia intendere di sé e dei suoi oggetti: una questione, questa, per la quale con­ fesso di provare un particolare �forse curioso) interesse, se, come mi sembra, queste differenze e rispondenze problematiche hanno qualche analogia con le rispon­ denze e le differenze che possono trovarsi, nel modulo che le unisce e distingue, tra ·una poetica e una poesia. Ho assunto il compito e la questione solo col farne memoria: dovrò trovare altro tempo. Qui, mentre la ricerca e il discorso possono trattenersi e isolarsi come in un indugio, restiamo raccolti nella considerazione dell'immensa sottrazione di linguaggio: non diciamo al­ tro, poiché basta e ci sovrasta, credo, il senso (la realtà e la storia che riusciamo a rappresentarci) del suo costo umano. Italo Viola 1 J.P. Sartre, Che cos'è la letteratura?, Milano, Il Saggiatore, II ed., 1963, pp. 125-126. l 2 U. Eco, Del modo di formare come impegno sulla realtà, in Opera aperta, IMii.lano, Bompi:ani, II ed., 1967, pp. 229-284. Ma la citazione è appena un espediente mnemonico, un modo quasi 90

RkJQdWJsaXNoZXIy