Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978
sione che gli sono propri, la comunità umana. La co noscenza di tale sintassi ci sembra una introduzione in dispensabile alla comprensione dei valori simbolici del!'arte, e particolarmente alla comprensione dei problemi dello stile - cioè delle virtù di convinzione e di comu nione umana ohe gli sono propri, non meno dei para dossi della sua genesi -, problemi sempre insolubili per qualsiasi antropologia che non si sia liberata del realismo ingenuo dell'oggetto». Con queste parole si conclude lo scritto lacaniano: « Il problema dello stile e la concezione ,psichiatrica delle forme paranoiche del l'esperienza». Si tratta di un breve articolo del '33, pe nultimo dei « primi scritti sulla paranoia», contenuto in Della psicosi paranoica nei suoi rapporti con la per sonalità. Con questo important , e lavoro Laoan presentava la sua tesi universitaria, e con questa tesi, relativa al caso ormai famoso di Aimée, Lacan viene a Freud e alla psicoanalisi. L'interessante è che il caso si costruisce intorno agli scritti di Aimée, esercitazioni letterarie della paziente, attraverso le quali si impone a Lacan di nuovo la stretta parentela dei processi paranoici con i processi della creazione poetica. I processi paranoici come una condizione stessa della tipicità dello stile. La follia di scrivere e lo scrivere della follia; di nuovo: la follia come produzione di allucinazione, e la questione dello scritto come questione di stile. Prima di inoltrarci nella questione ,dello stilie, restiamo a Schre ber e al suo scritto. Constatiamone gli effetti sociali, che gli hanno fruttato la libertà e domandiamoci come situarli questi scritti, e come essi situino il loro let tore; osserviamo per inciso 1' 1 efifetto rovesciato che hanno sortito per il marchese de Sade il quale per la sua opera è stato imprigionato. Una via ce la offre ancora Freud in « Il poeta e la fantasia» {1908) e in « Precisazioni sui due principi del- 9
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy