Il piccolo Hans - anno V - n. 18 - aprile-giugno 1978
del potere, ne conosciamo la sottrazione e la manipo lazione. E, se in quei momenti di ribellione e di libe razione è un dire da11'articolazione irregolare come una violenza, innovativa per trasgressione, ma anche affa. ticata e dispersa in innumerevoli impacci, ed è anche un dire che si volge - in accezioni e funzioni - dal personale al collettivo, normalmente, nell'economia e nei poteri della comunicazione, è un linguaggio informe, mancante, un'energia alienata (e sottratta), un lavoro compresso, «incorporato » nei valori, nelle strutture e negli scambi della lingua dominante. Immediatamente, nella comunicazione quotidiana, questo lavoro lingui stico è irriconoscibile, come immediatamente è irrico noscibile il lavoro nel valore delle merci. Anche in questo tratto è possibile - e mi sembra ohe porti qualche vantaggio - muoversi da una serie di conoscenze ordinate in territori più riparati: se fa al caso, muoversi dall'ambito della produzione letteraria. La teoria dell'avanguardia, in particolare, aveva reali sticamente definito, nell'atto di provare la «condizione» (e l'oggetto) «della critka », l'«industria cul1luraJe ». Ma ora si può rileggere un parere di Fortini che denuncia un eccesso di attenzione al sistema, come un'ottica ri stretta e superata. Dice: «Concentrare la propria atten zione solo sull'industria culturale, come si è fatto da quasi un ventennio, porta o alla capitolazione o alla impotenza o alla declamazione; tanto è vero che esiste, da qualche anno, il rischio opposto, e interessato, e cioè di non farne più conto » 5 • Ed è nell'invitarci a guar dare all'insieme, a sollevare lo sguardo «a livello mon diale », che Fortini, pur continuando a parlare di pro duzione letteraria, arriva a designare - con l'argo mento di un diverso percorso e con quel vantaggio di sicurezza ohe si gode nel muoversi su un terreno esplo rato - il settore e i meccanismi in cui si esegue e si . traduce in repressione e profitto quella che continuiamo 85
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